Passo almeno un giorno ogni settimana in giro per i comuni. Soprattutto nell’entroterra. Ma stavolta vorrei parlarvi di Mele, Tiglieto, Urbe, Sassello, Campo Ligure, Rossiglione.
Vorrei raccontarvi di Fabrizio Antoci, il sindaco di Urbe.
Erano le otto di sera di sabato quando, dopo aver passato la giornata a girare per paesi, ho bussato alla porta di casa sua. Senza pensarci, a un’ora che lui avrebbe benissimo potuto sbattermi la porta in faccia. Invece Fabrizio mi apre, mi fa entrare, comincia a raccontare dell’impegno per far arrivare imprese e lavoro, dell’idea di produrre energia senza inquinare, recuperando la legna del bosco. Sì, i boschi che vanno curati. Mi racconta delle condotte idriche che vanno a pezzi e perdono tanta acqua. Così, alle nove di sera, senza mai guardare l’orologio. Intanto alla sua porta bussa altra gente, chiede informazioni, consigli. Entrano, si siedono, parlano. La moglie di Fabrizio mette davanti a loro un piatto, un bicchiere di vino.
Penso a Gabriele Albertini, allora primo cittadino di Milano, che aveva paragonato il sindaco a un amministratore di condominio. Penso a quelli che parlano dei sindaci manager. Vorrei che vedessero Fabrizio Antoci, la sua casa che anche di sabato sera si riempie di gente.
Il sindaco è molto più di un amministratore, soprattutto nei paesi. È un amico, un confidente. Un po’ anche un padre.
Alle dieci lo saluto. Buonanotte, dico. Ma lui si rimette il giaccone per uscire. Deve salire di nuovo al Faiallo per sistemare dei pannelli per la gara di corsa di domenica.
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