Inversione a Ue: un cantiere europeo per la Liguria
Migliaia di posti di lavoro con progetti mirati allo sviluppo
Davanti a noi c’è la più grande occasione di rilancio che la nostra Regione abbia mai avuto.
Lavoro per i giovani, prospettive per le imprese, stabilità per le famiglie.
I liguri dovranno scegliere il modello e le persone alle quali affidare questa opportunità.
Next Generation significa almeno 3 miliardi di euro da spendere entro il 2026, in pratica materia prima per una completa rigenerazione della Liguria senza sprechi, senza liti e senza escludere nessuno.
Per rendere accessibile, in tempo reale, a tutti gli interessati l’afflusso, la progettazione e la spesa dei fondi pensiamo ad una piattaforma trasparente e comprensibile.
Apriremo a tutti “Cantiere Europa” uno spazio dentro il quale chiunque potrà entrare, rimboccarsi le maniche lavorare e controllare quello che succede.
I fondi europei devono trasformarsi in una materia prima per costruire un futuro comune dove coprogettazione, cooperazione, controllo e rendicontazione sono motori di efficienza e di coinvolgimento democratico.
Con “Cantiere Europa” sarà così possibile entrare in un unico spazio virtuale per avere informazioni chiare e immediate sui bandi, su progetti e proposte, sul percorso di ciascun progetto con una sorta di tracciabilità delle risorse. E si potrà trovare anche un canale per proporre idee “in libertà” oppure per incontrare altri liguri con i quali condividere un progetto.
Next Generation
Parliamo di investimenti sul territorio che tra fondi strutturali europei e finanziamenti provenienti dal nuovo strumento Next Generation EU potrebbero corrispondere a una cifra, fra i 3 e i 6 miliardi di euro.
Le stime differiscono a seconda delle scelte che saranno prese a livello nazionale dal Governo Conte su quali opere concentrare i 208 miliardi che il Consiglio europeo del 21 luglio ha deciso di destinare all’Italia per finanziare il piano di rilancio.
La prima stima è ricavata immaginando le percentuali seguite in questi anni per la distribuzione delle politiche di coesione (la Liguria rappresenta il 1,13% del totale dei fondi affidato all’Italia), mentre la seconda tiene conto del peso della popolazione.
Entrambe hanno una base fissa di fondi strutturali (circa 1.056 milioni) che comprende oltre alle risorse Ue anche il cofinanziamento nazionale e regionale, mentre variano quella relativa allo strumento Next Generation EU che comprende il Programma Recovery Resiliance & Facility (da 2 a 4,7 miliardi), il React Eu da 90 a 204 milioni destinati a sistema sanitario e crisi della piccola impresa post Covid) e l’eventuale Mes (da 407 a 921 milioni a seconda dell’opzione che sarà applicata) a fronte della presentazione di progetti d’impatto strategico e cantierabili.
Visto che la divisione di queste risorse sarà effettuata sulla base delle opere da realizzare e non dei territori, le regioni con progetti pronti e cantierabili saranno premiate rispetto ad altre.
Non dobbiamo farci trovare indietro! Questa potenza di fuoco del Next Generation EU non è per sempre: le risorse devono essere impegnate entro il 2023 e spese entro il 2026! Dobbiamo correre se non vogliamo perdere questo treno, non ne passeranno altri!
La cifra è comunque enorme e c’è una responsabilità altrettanto enorme per i liguri che dovranno decidere a chi affidarsi.
Possiamo prevedere grazie ai numeri, senza dover ricorrere a quelle vuote promesse roboanti a cui siete stati abituati, che tra il 2021 e il 2023 in Liguria partiranno una serie di interventi in grado di generare migliaia di posti di lavoro e così ricostruire un tessuto sociale che diventerà la base di partenza per la Liguria dei prossimi decenni.
Noi, io e la nostra lista, ma meglio sarebbe dire la comunità che ci sta sostenendo, abbiamo un progetto.
Abbiamo le persone giuste con le competenze necessarie, la professionalità e serietà adeguata.
Non abbiamo, a differenza di altri, i vincoli che farebbero andare sprecata, tra interventi a pioggia, inefficienza e clientelismo, questa incredibile occasione.
Visione, competenze, indipendenza.
Tre parole semplici ma forti per evitare che non vengano sprecate opportunità. Quello che non ha fatto la Regione Liguria con il miliardo e 300 milioni di fondi della programmazione 2014/2020. Vi basti sapere (fonte il Sole 24 Ore) che a fine settembre del 2019, mentre la Toscana aveva impegnato l’82,20% di questi fondi e l’Emilia il 79,22, la Liguria era ferma al 56,43%. Significa circa mezzo miliardo parcheggiato in sala d’attesa che quasi sicuramente entro la fine dell’anno sarà sì speso integralmente, ma con una progettazione in corsa, sintomo dell’assenza di una strategia complessiva. E, in tema di aiuti ed efficienza, impossibile non ricordare la misera figura dei 13 milioni di fondi del post Morandi non distribuiti agli esercenti di Certosa dalla struttura commissariale gestita da Toti.
La visione
Con il piano Recovery & Resilience Facility l’Europa ci chiede proprio quello che molti di noi sollecitano da anni con libri, articoli, appelli: una “inversione a U” in direzione di sostenibilità e digitale.
Con dei vincoli di spesa legati all’obiettivo del raggiungimento della Neutralità climatica entro il 2050.
Cantieri
Con noi la Liguria proporrà progetti cantierabili – ad alto contenuto tecnologico – che possano avere un impatto sulla sicurezza, sulla resilienza, sul rischio idrogeologico (frane, esondazioni, eventi sismici).
E poi una massiccia campagna di messa in sicurezza e azioni di efficientamento energetico di infrastrutture pubbliche quali scuole, ospedali, acquedotti, mercati, musei.
E infrastrutture legate a strade, ferrovie e porti necessarie per la mobilità dei cittadini e quella auspicata per le merci dal comparto industriale.
In ogni caso ossigeno per i lavoratori e le imprese edili che avranno davanti a loro una sfida decisiva: sapersi rinnovare e liberare dalle catene di un’interpretazione anacronistica del concetto di costruzione.
Commercio
Dal punto di vista del commercio, la liberalizzazione selvaggia della grande distribuzione ha causato grossi danni ai piccoli esercenti e commercianti vista la costante diminuzione della popolazione. Supermercati che si contendono la stessa clientela e affossano la bottega/presidio sociale sotto casa.
Due i filoni: rilanciare i negozi di prossimità e quartiere in sinergia con i CIV.
E poi recuperare – dopo analisi serie sulla propensione alla spesa dei residenti – la rete dei mercati comunali con un progetto integrato che guardi alla tenuta economica, alla modernità al coinvolgimento di artigiani e mestieri legati alle piccole riparazioni, e poi alla rete, oggi priva di una regia, dei gruppi di acquisto solidale e dei piccoli produttori – agricoltori e allevatori – della filiera del chilometro zero.
Non dimenticheremo il mondo della ristorazione e dei bar, così penalizzati in questo periodo di confinamento e spesso incompresi per tutto ciò che hanno comportato per loro le misure di adeguamento e contenimento al COVID 19, uno scenario con cui dovremo in futuro imparare a convivere. Le amministrazioni pubbliche possono giocare un importante ruolo di sostegno agli operatori sia semplificando le procedure ma anche personalizzando le misure di accompagnamento. I fondi europei consentiranno di liberare risorse dal bilancio regionale per destinarle a questo settore.
Sociale
Abbiamo parlato di economia ma l’idea di sviluppo è destinata a crollare senza l’impalcatura sociale. L’arrivo dei fondi del Next Generation EU ci consentirà di incrociare i punti previsti dall’Agenda 2030 dell’Onu sullo Sviluppo Sostenibile. Pensiamo in particolare ai temi della salute e delle comunità sostenibili. Questa volta non ci saranno scuse per chi lascerà indietro i più deboli. Vi parleremo in un’altra occasione della nostra idea di sanità (così come quella dell’industria e della cultura), ma qui vogliamo spiegare come le donne e gli uomini che lavorano nel sociale, il terzo settore, ma anche gli operatori culturali, dovranno essere coinvolti – e prima di tutto ascoltati – per definire progetti che siano organici a quelli economici per puntare al nostro obiettivo primario: la crescita armoniosa in tutte le sue componenti di un’area, un territorio, un settore. E per ottenere lo scopo serve reinventare la logistica dei servizi sul territorio.
Anziani
E’ il momento giusto per interpretare l’assistenza agli anziani non soltanto più passivamente con l’idea del “ritiro” dalla vita attiva ma con forme assai più partecipative, per chi è in grado di affrontarle, attraverso il co housing o i condomini dedicati, esperienze già concrete e avviate a poche decine di chilometri da noi, ad esempio in Costa Azzurra con le residences seniors, che noi vorremmo però provare a interpretare in chiave pubblica, o con la bellissima iniziativa della “Cohabitation intergénérationnelle” grazie alla quale uno studente risparmia sull’affitto se accetta di aiutare il suo vicino di casa anziano.
In ogni caso la Silver Economy nelle nostre intenzioni non sarà basata su una rappresentazione della terza età in chiave giovanilistica bensì su un sistema in grado da un lato di garantire dignità e migliore qualità della vita agli anziani, e dall’altro a generare posti di lavoro sempre più qualificati affiancati da filoni di ricerca e applicazione dell’high tech e del bio medicale.
Scuola
Da troppo tempo l’idea della scuola è sganciata, a parte rare eccezioni, dalle peculiarità del territorio. Fino ad oggi, nonostante campagne e progetti finalizzati a stabilire un legame fra le scuole superiori e le realtà occupazionali, il risultato è sempre largamente al disotto delle attese. Fatta salva la garanzia di offrire agli studenti la gamma più ampia possibile di scelta, la Regione dovrebbe assumere un ruolo più attivo ai fini dell’orientamento.
È necessario prima di tutto un piano-analisi, contro la dispersione e l’abbandono scolastico – la Liguria, la provincia di Imperia in particolare, ha i dati più preoccupanti del nord Italia – e il fenomeno dei neet. Pensiamo a sinergie fra autonomia scolastica e potere di orientamento della Regione per avviare, coinvolgendo i genitori, un processo di risanamento scolastico, di rimodulazione dell’offerta, di creazione di poli di eccellenza
Ad esempio, per sintetizzare un progetto che prevede risvolti molto più ampi, se in un’area i tradizionali istituti superiori hanno poca relazione con il tessuto economico produttivo in cui sono inseriti perché non pensare, anche attraverso i fondi europei, di invertire la rotta radicalmente.
Se i geometri o i ragionieri non trovano più lavoro in alcune nostre vallate perché non puntare su istituti legati all’agronomia che garantiscono un domani l’innovazione nell’agricoltura, il recupero di terre abbandonate, delle nuove filiere per la produzione di cibo e il suo consumo a km zero, e quindi posti di lavoro in un contesto di sostenibilità?
Turismo
Un altro settore economico determinante per la Liguria e in grande sofferenza sia per i problemi legati ai trasporti che alla pandemia è il turismo. Oltre ad un potenziamento della linea ferroviaria e del trasporto via mare per limitare in questo periodo l’uso delle auto, crediamo che, attraverso i finanziamenti europei, il lancio di ulteriori piste ciclabili riconvertendo le vecchie linee ferroviarie – la pista di Area 24, vero gioiello all’epoca del suo lancio è una risorsa oggi gravemente trascurata che merita di essere recuperata – su tutto l’arco ligure possa promuovere un modo alternativo di visitare i luoghi e dare davvero un’opportunità all’entroterra. Un marketing mirato sui turisti di Olanda e Belgio, ad esempio, con percorsi e tour organizzati con trasporto di bagagli ad ogni tappa attirerebbe un pubblico di appassionati.
Ma di nuovo dovrà essere determinate il ruolo della scuola. Oggi i nostri istituti per il turismo non garantiscono, a parte alcune eccezioni, la formazione di nuovi operatori del settore in grado non solo di confrontarsi con quelli di grandi città europee, ma anche di essere a loro volta fonti di innovazione, formule alternative, di saper adattare alla Liguria esperienze che in altri continenti hanno fatto svoltare il turismo.
Infine bisognerà seguire l’esempio di altre regioni attraverso la partecipazione a reti di regioni europee. Interessante per esempio l’esperienza in questo periodo post covid delle Canarie che si è accreditata destinazione “Covid safe” attraverso l’elaborazione di protocolli rigidi di rispetto e azioni di formazione agli operatori promuovendo dei corridoi diretti con altre regione meno colpite dal virus per un turismo in sicurezza e certificato dalle Nazioni Unite
Plastic free
Un piano regionale plastic free per rispondere alla direttiva europea contro la plastica mono-uso in tutti gli ambienti di lavoro e nel turismo come opportunità di filiera con un piano d’azione verso l’economia circolare.
Le competenze
Per sfruttare al meglio il sostegno europeo servono competenze, autorevolezza, squadra. Noi sappiamo già quali sono le persone giuste.
Il Premier Conte ha annunciato una task force nazionale concentrata sul piano di Rilancio.
Task force
Con la stessa logica, noi vorremmo proporre una task force regionale fatta di esperti di ambiente, universitari, economisti, ingegneri, urbanisti, che si interfacci quotidianamente con il livello statale proponendo le opere più urgenti e più cantierabili.
È importante che a Roma conoscano le nostre esigenze e proposte.
E i membri della nostra task force avranno l’autorevolezza per non sottostare ai potenziali errori che potremmo commettere, per resistere alle pressioni, anche se dovessero essere le nostre.
Bruxelles
Creeremo un nucleo di persone specializzate e dedicate da un lato a individuare gli interventi più efficaci e dall’altro a saper sfruttare al meglio le possibilità offerte dall’Europa, anche con il ripristino di un ufficio – ancora oggi esistente ma di fatto sotto utilizzato – a Bruxelles affidato a dirigenti e funzionari competenti. In Regione, il personale dovrà essere nuovamente coinvolto trasmettendo il messaggio che non sta lavorando per una suddivisione cencelliana dei fondi ma per un progetto con un orizzonte assai più aperto attraverso una cabina di regia.
Non andranno ripetuti gli errori dell’attuale Giunta che ha lasciato la programmazione e l’attuazione dei Por a singoli Assessorati senza coordinamento politico e tecnico. Andranno decisi investimenti coordinati su territori omogenei. A differenza di quanto fino ad oggi accaduto, in fase preliminare saranno necessarie discussioni per far corrispondere i bandi alle necessità reali.
Lo Stato dovrà indicare strategie condivise e delimitare il campo di azione della Regione che a sua volta avrà il compito di definire i bisogni per aree vaste del proprio territorio, non soltanto con la co-progettazione, ma anche attraverso il coinvolgimento e l’ascolto di una lobbying istituzionale e territoriale fondata sulla qualità e la serietà delle proposte progettuali, al fine principale di avere trasparenza sull’applicazione dei criteri di scelte e finanziamenti.
Cooperazione
Sarà fondamentale: predisporre un parco progetti il pi˘ possibile frutto di cooperazione preliminare tra Regione, Comuni, imprese, associazioni, terzo settore, con il metodo legittimo e di una coprogettazione fondata anche sulle proposte dal basso; programmare con modalità più concrete e rispondenti ai fabbisogni; coordinare i diversi programmi per eliminare la concorrenza tra enti locali e favorire così la cooperazione tra comuni; considerare un tutt’uno l’insieme dei programmi gestiti a tutti i livelli, europeo, ministeriale e regionale, coinvolgendo preliminarmente università, centri di ricerca, soggetti di cultura, operatori turistici.
Le eccellenze
E bisognerà coinvolgere le eccellenze: Iit, Cnr, università e centri ricerca devono essere elementi decisivi di questa nuova rotta.
E non pensate solo alla tecnologia.
Pensate piuttosto a come le facoltà letterarie ed umanistiche possano partecipare, e trovarvi uno sbocco occupazionale concreto, a programmi di natura sociale e scolastica ad esempio nei quartieri più degradati dove oggi molto spesso tutto il carico è sulle spalle del volontariato, di progetti spot affidati a cooperative, o ancora delegato all’iniziativa delle parrocchie oppure dei centri sociali. E con la stessa logica si possono sviluppare progetti sul territorio legati al teatro, alla pittura, alla musica, alle arti in genere con la stessa logica della diffusione dei servizi di base. Saranno le compagnie e i laboratori artistici a spostarsi dal centro verso le periferie in un’ottica di coinvolgimento e di educazione alle arti “dal basso”.
Sarà necessario che nessuno pensi solo al suo orticello ma sia pronto a rimettersi in gioco.
Soprattutto: la logica non sarà più quella di dare a tutti una fetta, di non scontentare nessuno, di spezzettare interventi e strategie.
L’indipendenza
E siamo al terzo punto di una triade che può reggersi solo procedendo con tutti i suoi componenti.
E’ da un lato la parola più semplice da spiegare ma comprendiamo anche la diffidenza che buona parte dei cittadini liguri sviluppano quando ascoltano le dichiarazioni di un politico, figuriamoci di un candidato.
Attendibilità
Però voi avete diverse unità di misura per valutare e pesare l’attendibilità delle nostre parole, il loro livello di affidabilità.
Ci sono le parole, centinaia di migliaia scritte negli articoli, nei libri, pronunciate in dibattiti e occasioni pubbliche. Parole e concetti che ripetiamo da oltre un decennio chiedendo che almeno qualcuno iniziasse a mettere la freccia per avviare l’inversione a U. Parole che spesso non ci hanno aiutato a farci degli amici. Quando 15 anni fa Giovanni Toti iniziava la scalata gerarchica nella Mediaset del suo padrone Berlusconi, noi raccontavamo i danni ambientali urbanistici, economici e sociali di un disgregarsi della Liguria davanti a logiche di potere, finanza, operazioni edilizie, amici dei banchieri. Mentre Toti arrivava alla direzione di Studio Aperto e di Rete 4 noi partecipavamo a decine di incontri con gruppi di cittadini non più disposti ad accettare le logiche di un turismo basato sulla moltiplicazione di porticcioli e seconde case. Il nostro curriculum è da sempre trasparente. Non abbiamo finanziatori che preferiscono restare nascosti, non abbiamo tra i sostenitori gruppi che controllano concessioni autostradali e banchine portuali. In altre parole: non dobbiamo rendere conto a nessuno.
Voi
Invece, molte persone come voi in questi anni ci hanno onorato della loro amicizia e della loro stima. E sono le persone migliori, quelle che non piacciono a chi pratica una certa idea di politica e di gestione della cosa pubblica.
Sono donne e uomini di qualità e indipendenza che hanno voglia di mettersi o rimettersi in gioco. Perché sono fatte come voi, perché c’è quella particolare forma di orgoglio che si riassume così: riuscire a creare qualcosa di buono e duraturo per tutti, non per pochi o per gli amici degli amici.
Fino ad oggi i fondi europei sono andati a molte persone: ad alcune per spese correnti, prive di una prospettiva anche di medio termine, per altri soggetti hanno rappresentato un aiuto concreto ma totalmente privo dei requisiti di innovazione e sviluppo richiesti dall’Europa, per altri ancora sono stati soldi fondamentali per risollevare la propria azienda e rinnovarla dopo un’alluvione o una mareggiata.
Ma tutto questo è avvenuto sempre in una logica che non considerava una filiera, un territorio, un’area nel suo complesso, un orizzonte, soprattutto la generazione di un automatismo che, una volta finiti i fondi, continuasse a garantire occupazione e sviluppo. Spesso i fondi si sono semplicemente trasformati in ammortizzatori sociali.
Noi vogliamo ripartire dall’Europa e da questi soldi che sono anche i vostri attraverso progettualità e un piano di lavoro serio e concreto.