“Se credi che sia la battaglia giusta, buttati. Non fare calcoli di vittoria. Ricordati soltanto una cosa: resta te stesso”
Mi ha detto così una persona prima che accettassi questa avventura. E oggi non so cosa darei perché fosse ancora qui soltanto per dirmi se sono stato all’altezza delle sue parole.
Sì, ci siamo buttati. Non solo io. Tutti i compagni di questa battaglia. Tutti i liguri che ci credono, e sono tanti. Forse la maggioranza, anche se devono ritrovarsi. Riprendere fiducia.
Era questa la vera sfida: essere noi stessi. Certo, è stato un impegno durissimo: il tempo che mancava, l’estate rovente, il Covid, una incredibile disparità di mezzi e risorse (chissà se un giorno Toti dirà dove le ha prese).
Una sfida folle, ma la follia fa rima con la libertà. Ecco, noi liguri siamo gente libera. Indipendente. Lo siamo sempre stati, da quando ci ribellavamo ai romani, a quando costruivamo una Repubblica indipendente e fiorente, fino alla lotta della Resistenza. Agli anni delle lotte per i diritti.
Noi andiamo controcorrente. Siamo chiusi, sì, ma solidali (questa parola che insieme significa essere una cosa sola ed essere forti). Noi la vita la concepiamo così: essere uniti, sostenerci, a partire dagli ultimi. Nessuno si salva da solo.
Idealisti e concreti allo stesso tempo.
E oggi che si decide il nostro futuro dobbiamo ricordarcene: avere un’idea di Liguria, di noi stessi. Ma essere capaci di progetti concreti. Lo abbiamo fatto, a partire dalla salute. Portare di nuovo la sanità vicino alle case delle persone, creare case della salute pubbliche, aperte sette giorni la settimana dove chiunque possa recarsi subito, senza attese. Nelle città, nelle periferie, nei paesi più lontani. Ovunque, sempre, tutti riceveranno le cure migliori a prescindere dal loro stato sociale ed economico. Sanità, pubblica, di tutti. Con tremila nuove assunzioni. Perché la sanità è fondamentale per curare il corpo, ma anche per farci sentire parte di una comunità che ci protegge e si prende cura di noi quando siamo in difficoltà.
Prendersi cura del corpo. Prendersi cura del territorio. Consumo zero del territorio è una rivoluzione copernicana in una terra che ci siamo venduti, che abbiamo lasciato divorare dal cemento. Abbiamo oggi un’occasione irripetibile, imperdibile: oggi l’ambiente significa lavoro nuovi progetti e finanziamenti. Noi recupereremo le periferie, i borghi della costa e dell’entroterra. Così daremo lavoro anche alle imprese. Così nascerà un turismo che porti visitatori in tutti i 230 comuni della regione, che salvi i paesi dell’entroterra.
E se salveremo la Liguria, salveremo noi stessi, perché noi siamo questa terra. E’ la nostra identità.
Prendersi cura dei giovani. Perché senza di loro, senza l’energia, i progetti e lo slancio che sanno esprimere, semplicemente la Liguria non può salvarsi. Per questo abbiamo pensato a un’eredità di autonomia, quindicimila euro che al diciottesimo anno di età potranno spendere in progetti concreti di lavoro e di studio per il loro futuro. Così potranno scegliere la loro strada in libertà. Poi un premio di fedeltà: incentivi per gli affitti, per i trasporti, per il lavoro per chi dopo gli studi decide di restare dove sono È natiO. Ancora: un servizio civile digitale per permettere ai ragazzi di portare l’alfabetizzazione digitale nelle famiglie, nelle scuole, negli uffici pubblici e nelle imprese. E intanto cominciare a confrontarsi con il mondo del lavoro.
I nostri giovani devono avere il diritto di scegliere se restare nella loro terra. Non possiamo scacciarli (diecimila ogni anno), non possiamo impedire che contribuiscano alla vita delle loro città. Non possiamo dissipare questo patrimonio inestimabile.
Devono poter restare qui, i nostri giovani. E noi, finito il nostro compito, saremo felici di passare a loro il testimone, perché la Liguria sarà loro.
E i collegamenti, i trasporti. L’uguaglianza e la libertà passano anche di qui. Infrastrutture per spostarsi e incontrarsi, lavorare. Questo governo ha previsto per la Liguria più investimenti che in qualsiasi altra regione: 18 miliardi, 11 soltanto per le ferrovie. Toccherà a noi realizzarle senza ruberie, senza sprechi. Rispettando l’ambiente.
Vedete, tutto si tiene. Essere capaci di ideali, ma concreti.
C’è una parola che tiene insieme tutto questo: CURA. Che significa attenzione, rispetto; che indica un legame e responsabilità. Noi ci prenderemo cura dei liguri perché possano vivere, fare figli, crescere, studiare, lavorare, invecchiare sapendo che la comunità dove vivono copre loro le spalle. Perché siano certi che chi li governa ha come unico obiettivo il loro benessere. I diritti.
E’ una rivoluzione, sì. Ma una rivoluzione contro nessuno. Voltare pagina, cambiare per quello che eravamo, che siamo e vogliamo tornare a essere.
Il momento è oggi. Combattiamo la giusta battaglia. Restiamo noi stessi.