UNA GRANDE MANIFESTAZIONE PER DIFENDERE LA SANITA’ PUBBLICA

Non ce ne rendiamo conto: la sanità pubblica sta per collassare. Semplicemente non sta più in piedi. Ci sono reparti, come il pronto soccorso di Sanremo, dove soltanto un medico su 9 è dipendente pubblico. Gli altri sono tutti arruolati alle cooperative a prezzi che arrivano a 1.400 euro per turno di notte. Intanto Giovanni Toti continua nella sua politica di concedere sempre più spazio agli operatori privati che, tra l’altro, hanno finanziato la sua campagna elettorale.
Ormai siamo al punto di non ritorno: bisogna mobilitarsi adesso. Il Sistema Sanitario Nazionale è la conquista più importante e preziosa della nostra Italia repubblicana. Significa salute, sicurezza sociale e uguaglianza.
Da più di un anno noi sosteniamo la necessità e l’urgenza di una mobilitazione a livello regionale.
Il 17 giugno insieme con Sos Salute Pubblica e altri comitati e forze sociali di tutta la Liguria abbiamo partecipato a una prima iniziativa per decidere cosa fare. E’ essenziale. Per salvare la nostra sanità, per sostenere chi negli ospedali viene curato, ma anche chi ci lavora dedicando la propria vita ad aiutare gli altri. E’ importante anche per lo spirito della nostra comunità che deve sapersi mobilitare, deve lottare, anche.
NO AI 200MILA EURO SPESI DALLA REGIONE PER GLI SPOT SULLA SANITA’
USIAMO I SOLDI PER CURARE LE PERSONE E NON PER LA PUBBLICITA’
197mila euro. E’ la somma che la Regione spenderà per realizzare 10 spot di un minuto ciascuno con l’attrice Carla Signoris. Oggetto: la prevenzione delle malattie. Fanno 20mila euro a spot, 20mila euro al minuto.
Peccato soltanto che nella realtà in Liguria la prevenzione spesso non esista. Ce lo hanno raccontato centinaia di persone che ogni giorno ci scrivono e ci mandano messaggi sui social: per effettuare una colonscopia – esame essenziale per prevenire una delle forme più diffuse di tumore – bisogna attendere fino a diciotto mesi. Una mappatura dei nei (fondamentale per combattere il melanoma che ogni anno colpisce 500 liguri) talvolta non è nemmeno prenotabile. Insomma, se hai i soldi ti rivolgi ai privati, altrimenti ti arrangi e speri che il destino ti aiuti.
Per questo nelle scorse settimane abbiamo presentato ripetute interrogazioni a Toti e all’assessore alla Sanità, Angelo Gratarola, per sapere quanti soldi erano stati investiti negli spot e a chi erano stati destinati.
La prevenzione non si fa in televisione, ma negli ospedali.
Ma soprattutto: basta farsi pubblicità anche sulla salute, curiamo davvero le persone.
CONTRO IL PARTITO DEL CEMENTO DI TOTI
NO A NUOVE COSTRUZIONI NELLE ZONE ALLUVIONABILI
E’ sempre stata la nostra battaglia: no al partito del cemento.
Come ha scritto Gian Antonio Stella “l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale denunciava nel 2015 come il consumo effettivo del territorio, nel dopoguerra, fosse schizzato mediamente al 10,8% (oltre il doppio della media del territorio urbanizzato in Europa: 4,3%) con picchi da incubo nel Veneto (14,7%), Lombardia (16,3%), Campania (17,3%) fino al 22,8% in Liguria. Per non dire del suolo consumato in aree a rischio idraulico. Con Toscana ed Emilia-Romagna all’11%, Marche al 13% e Liguria addirittura al 30,1%”.
Abbiamo il record europeo del cemento. E anche il primato in Italia delle seconde case: in alcuni comuni sfiorano il 90 per cento delle abitazioni.
I risultati sono evidenti: i cambiamenti climatici rischiano di causare tragedie, il valore delle case precipita, la devastazione del territorio minaccia il turismo che è la prima industria della Liguria con il 15% del pil.
Eppure ecco che, proprio nei giorni dell’alluvione in Emilia Romagna, la giunta Toti ha annunciato un nuovo regolamento di bacino che consente – udite, udite – di costruire nuovi edifici perfino nelle aree a rischio alluvionale P3, cioè ad alta pericolosità.
Nessuno aveva mai osato tanto.
Le nostre non sono fisime da radical chic. No. Basta vedere cosa ha detto Giorgio Roth, professore all’università di Genova di costruzioni idrauliche e idrologia. Un’autorità in materia. “In questo testo – dice non trovo mai l’espressione cambiamento climatico. Nelle norme non sono previste forme di mitigazione e di adattamento” per ridurre danni ed effetti disastrosi. Ancora: “Questo nuovo regolamento si basa su dati delle precipitazioni che sono vecchi di decenni. Consentire nuove edificazioni nelle zone ad alta pericolosità va contro il principio di cautela”. Roth termina così: “Con i limiti di velocità e profondità dell’acqua previsti per determinare i rischi sfido chiunque a restare in piedi. Quella corrente sposta un camion”.
Abbiamo sempre combattuto il Partito del cemento, di sinistra o di destra. Per questo insieme a Genova Che Osa abbiamo promosso una raccolta di firme – siamo arrivati 15mila – contro la nuova norma della giunta Toti.
Abbiamo partecipato a un primo presidio in piazza De Ferrari.
Non basta: abbiamo chiesto ai cittadini di scrivere migliaia di lettere ai consiglieri regionali del centrodestra che partecipano alla Commissione Ambiente.
Ne sono arrivate ben 14mila!
Così giovedì 29 siamo arrivati al voto su quella norma che in due righe rischia di cambiare il volto delle nostre città. Basti pensare che il 30 per cento delle aree a rischio di Spezia diventerebbero edificabili.
E… alla fine il centrodestra ha avuto la maggioranza.
Ma davvero vince chi impone una norma tanto devastante?
Davvero può dormire sonni tranquilli chi con un tratto di penna, con un’alzata di braccio di fatto ha aperto la porta a centinaia di famiglie perché vadano ad abitare in zone altamente pericolose?
LE INTERCETTAZIONI DI TOTI E AUTOSTRADE
“CARO CASTELLUCCI SARO’ IL VOSTRO AMBASCIATORE CON CONTE E SALVINI”
Forse è il capitolo più nero di tutta la presidenza di Giovanni Toti: i legami con Giovanni Castellucci, numero uno delle Autostrade di Benetton.
Pensiamoci bene: la Liguria è stata martoriata dal crollo del Moranti che ha ucciso 43 anni. E’ stata tormentata da anni e anni di cantieri dovuti alla mancata manutenzione passata. Ha subito danni per miliardi al lavoro, all’economia e alla vita sociale.
E il presidente della Regione flirta con il numero uno delle Autostrade dei Benetton. Indagato per la tragedia del ponte.
E’ soprattutto il contenuto delle telefonate – rivelate anche da Il Fatto Quotidiano – a lasciare allibiti: Toti si offre con Castellucci di fare da ambasciatore a Roma, nel mondo della politica, per sostenere le istanze di Autostrade e quindi dei Benetton. Dice proprio così, sarò il vostro “ambasciatore”.
Non solo. Toti promette: “Parlerò con Giorgetti e Salvini… Io con Conte ovviamente ci parlerò”.
Toti e Castellucci elaborano insieme strategie. Addirittura il presidente della Liguria chiede lumi al manager dei Benetton su come comportarsi riguardo alla Gronda: “Sulla Gronda io vi appoggio”, arriva a dire il Presidente ligure, “Ma come ci si muove su questo progetto?”.
Pensiamo bene alla gravità di questa frase: il rappresentante delle istituzioni liguri, e quindi dei cittadini, che chiede cosa fare a un manager indagato per la tragedia del Morandi.
Toti sembra stare con i Benetton e non con i liguri che lo hanno eletto.
E’ il tradimento dei suoi cittadini.
Per questo durante il consiglio regionale del 27 giugno ho distribuito a tutti i consiglieri regionali del centrodestra il testo delle intercettazioni Toti -Castellucci. La gente deve sapere.
Nel silenzio assoluto della stampa, della politica, la Lista Sansa è stata l’unica a chiedere verità. Per questo continueremo a chiedere in ogni occasione che Toti spieghi ogni dettaglio dei suoi contatti con Castellucci. Per tutti questi motivi riteniamo che Toti debba dimettersi: non si può stare con i liguri e con i Benetton.
I BENETTON CHE GESTIVANO IL MORANDI FINANZIANO ANCHE LA REGATA DEL SINDACO
(LA BATTAGLIA PER LA TRASPARENZA DEGLI SPONSOR DI BUCCI)
I liguri ormai si sono rassegnati?
Me lo chiedo spesso.
Me lo sono domandato scoprendo, grazie anche a un articolo di Marco Preve, che una società controllata dalla famiglia Benetton (Telepass) finanzia la regata Ocean Race voluta fortissimamente dal sindaco di Genova, Marco Bucci.
Sì, gli stessi Benetton che attraverso Autostrade gestivano il ponte Morandi quando crollò provocando 43 morti. I Benetton che gestivano Autostrade quando ha messo in ginocchio la nostra regione con cantieri infiniti.
Una volta di fronte a una notizia così la Liguria sarebbe insorta. Oggi niente. Giornali e televisioni praticamente non ne hanno parlato.
La questione, però, è molto più ampia. Dobbiamo chiedere, pretendere chiarezza da Bucci, Toti e da tutto il centrodestra sulle sponsorizzazioni ottenute da imprese e gruppi industriali.
Ecco le tre domande che continueremo a porre al sindaco di Genova finché non otterremo risposta:
Gli sponsor politici del centrodestra ligure, cioè quelli che finanziano le campagne elettorali, sono spesso gli stessi che finanziano le iniziative del Comune e della Regione (da Euroflora alla The Ocean Race Genova – The Grand Finale). Pensiamo a Esselunga oppure al gruppo Amico. Non sfugge a nessuno, credo, che così si crea una pericolosa confusione tra due tipi di finanziamenti estremamente diversi. Con controlli diversi. In pratica c’è da chiedersi se non vi sia il rischio che finanziando iniziative del Comune che contribuiscono alla popolarità del sindaco Marco Bucci non si finisca per far passare per contributi a un ente pubblico dei finanziamenti che potrebbero essere anche intesi come politici. Qualcuno nel mondo dell’informazione vorrà chiedere chiarimenti alle conferenze stampa? Qualcuno a livello istituzionale vorrà affrontare la questione?
Ci sono società, di nuovo il gruppo Esselunga, ma anche altri operatori della grande distribuzione, e il Gruppo Spinelli che finanziano le campagne elettorali del centrodestra ligure, le iniziative istituzionali di Comune e Regione, e nello stesso tempo hanno chiesto – e spesso ottenuto – concessioni e atti autorizzativi al Comune rappresentato dallo stesso Bucci, alla Regione di Toti e ad enti partecipati. Si pensi al via libera per la realizzazione di nuovi ipermercati, alle varianti urbanistiche e alle concessioni di spazi portuali. A nostro avviso c’è una gigantesca questione di opportunità. Ma le autorità competenti si degneranno di valutare se non vi siano altri profili da approfondire.
Gli stessi sponsor del centrodestra e talvolta degli enti pubblici – Esselunga ed Europam, per fare due esempi – sono anche importanti inserzionisti dell’emittente televisiva Primocanale. Anche qui l’ordine dei Giornalisti vorrà accendere un faro per valutare se non vi sia un cortocircuito che rischia di condizionare l’indipendenza dell’informazione?
Condividi sui tuoi social