Ricordo il giorno dell’attentato a Nizza nel 2016. Sono arrivato sul luogo della tragedia poche ore dopo, c’erano ancora tutti i corpi per terra, c’era un padre che si aggirava sulla strada e uno dopo l’altro sollevava tutti i lenzuoli bianchi. A ogni lenzuolo, pensando a quello che poteva provare lui, a noi che lo guardavamo in silenzio, si fermava il respiro in gola.
E proprio lì accanto un poliziotto aveva portato una bandiera della Francia con la scritta: liberté, égalité, fraternité. Ricordo che in quel momento avevo provato stupore e irritazione per quel gesto, ma poi ci ho ripensato. Quelle tre parole le trovavi ovunque: sulla facciata delle scuole, dentro gli uffici pubblici, nei commissariati di polizia. Alla fine entravano dentro di te. Le sentivi.
Forse dovremmo scriverle anche noi. Ripeterle. Renderle vive. La nostra Liguria, quella dove siamo cresciuti tutti noi, o quasi, perché lei presidente è toscano, poneva le sue basi sulla libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Quelle nate dalla Resistenza, dagli anni delle lotte operaie.
Ci ho ripensato in questi giorni che abbiamo votato, uno dietro l’altro, due provvedimenti importanti per la realizzazione della vostra politica di centrodestra. Ecco, le vostre scelte, una dopo l’altra, mattone dopo mattone, stanno demolendo l’anima della nostra regione, quel sentimento di giustizia e di appartenenza, quell’abitudine di non sentire se stessi soltanto come individui, ma come comunità.
Erano gli elementi essenziali del nostro attaccamento a questa terra. Perché c’entrano gli ulivi, il mare, l’entroterra… c’entra tutto questo, ma soprattutto ciò che ci faceva sentire liguri era il senso di appartenenza a una comunità con valori condivisi. Una comunità dove nessuno doveva restare indietro, dove si combatteva per il bene comune. Una comunità basata sulla solidarietà… parola che non a caso significa robusto, forte, ma che nasce anche da un’espressione giuridica, ognuno paga per tutti.
In pochi giorni abbiamo votato la legge 109. Una norma intrisa di demagogia, probabilmente illegittima, sostanzialmente inutile. Ma la sua vera insidia è che contrappone libertà e sicurezza (sicurezza come semplice repressione, senza cura della legalità, un altro paradosso). Oggi invece siamo qui per approvare – perché così finirà e il nostro è essenzialmente un compito di testimonianza – un aggiustamento di bilancio che contraddice in mille modi il bisogno di uguaglianza e l’aspirazione alla fraternità.
Queste tre parole grandi che si completano a vicenda, ma che sono così strettamente legate. Lo dicono anche gli studiosi di economia, come il premio Nobel Amartya Sen che offre una definizione, un modo di misurare l’uguaglianza insieme economico e filosofico: l’uguaglianza si misura con la libertà. Due giovani sono uguali, se sono liberi di seguire allo stesso modo le loro diverse aspirazioni.
Quell’uguaglianza che è scritta anche nella nostra Costituzione all’articolo 3 – “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge” – nelle aule dei tribunali – la legge è uguale per tutti – e che una volta era scritta anche dentro di noi liguri.
L’uguaglianza è la base di tutto. E voi, giorno dopo giorno, state cancellando questa parola. State instillando – emuli tardivi del berlusconismo – la cultura della disuguaglianza e del privilegio. L’individualismo del si salvi chi può.
Mi rendo conto che forse così sto perfino ‘nobilitando’ le vostre scelte, che spesso sono figlie semplicemente di miopia politica, di favoritismi di piccolo cabotaggio, di bisogno di consolidare il potere. Di banalissima incapacità. Ma il frutto insidioso e nascosto è proprio la disuguaglianza.
C’è disuguaglianza nel vostro tentativo di costruire la sicurezza con la repressione senza prevenire, sostenere, sottrarre all’emarginazione. E non vi rendete conto, o non volete farlo, che per garantire la sicurezza occorre prima di tutto combattere la disuguaglianza, l’ingiustizia, la mancanza di occasioni di riscatto.
Io questo ho letto nella vostra legge 109, ma anche nei vostri bilanci.
Sì, bisogna leggerli tutti, riga per riga questi documenti. Sembrano un’accozzaglia incomprensibile di cifre, ma ad ogni riga trovi un sassolino. E insieme costruiscono muri. Muri.
Provo a fare degli esempi concreti. Partendo da una delle battaglie che ci sono più care. Chissà, quando tra… spero molti anni… un presidente di Consiglio dedicherà qualche secondo per ricordare la mia presenza in quest’aula, forse dirà: era quel rompiscatole che a ogni seduta ci tormentava con i soldi spesi per la propaganda.
Sì, è così. E lo ripeto ancora una volta, forse l’ultima considerato che lei presidente spasima così evidentemente per volare a Roma alle prossime elezioni. Nemmeno si sa con chi. Una singolare inversione logica: invece di dire quali sono le nostre idee e poi decidere se candidarci, qui ci si candida e poi si deciderà con quali idee.
Ecco, io vedo la disuguaglianza quando alla riga uno di pagina 91 vedo che avete stanziato 4.690.000 euro per “attività per favorire la presenza istituzionale della Regione”. Che poi sarebbe lei, il suo partito, la sua parte politica, caro presidente.
E a questa cifra, lo abbiamo calcolato mesi fa, si aggiungeva un’altra miriade di voci sparse in ogni pagina fino ad arrivare a 7 milioni. E sono ancora aumentate giorno per giorno con i 140mila euro che avete pagati per il viaggio di propaganda con giornalisti al seguito a Dubai. Con i 260mila euro spesi per spot televisivi a Sanremo. Con i soldi che pagherete al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini dove foraggiamo con denaro pubblico la presenza sul palco di Toti e del presidente del Porto, Paolo Emilio Signorini. Il porto ha già stanziato 12mila euro, voi l’anno scorso eravate arrivati a 90mila. Quanti ne spenderete quest’anno? Per non dire dell’alluvione di soldi che escono dalle vostre controllate e partecipate: circa 300mila euro negli anni sempre dal Porto a Primocanale. Dovremmo smettere di andarci, noi dell’opposizione, a fare le comparse nelle televisioni che ricevono milioni di euro pubblici.
Questi soldi sono un modo per alimentare la disuguaglianza. Non si trovano denari per i macchinari più avanzati per curare i tumori, mancano in alcuni ospedali perfino i cateteri. Lo sapete… vi racconto questa… il reparto di urologia del Galliera non ha un bagno, i malati che non se la sentono di andare al piano di sotto si vedono consegnare un sacchetto per farci la pipì. Proprio urologia.
Questa è la nostra sanità pubblica.
E ci sono intere delegazioni senza scuole superiori e migliaia di nostri figli sono costretti a studiare su banchi indecenti, in classi gelide di inverno e roventi d’estate. In edifici insicuri. Ci sono quartieri dove non c’è una struttura sportiva, uno spazio attrezzato per far incontrare, giocare, esprimersi i giovani. Ci sono paesi dell’entroterra dove manca il medico, la scuola, i collegamenti e gli investimenti nel lavoro. Ci sono anziani che sono ospitati in case di riposo che sono poco più che magazzini di esseri umani abbandonati.
Immaginate quanti interventi si potrebbero realizzare con dieci milioni invece di foraggiare la stampa per rendersela amica, invece di tappezzare i muri della città di manifesti sanzionati perfino dall’autorità garante. Ve ne proponiamo alcuni: acquistare cinque apparecchi per la radioterapia oncologica, realizzare dieci campetti sportivi di quartiere, ristrutturare dieci scuole, creare in ogni comune con più di ventimila abitanti una casa di quartiere per i giovani e gli anziani. Noi dieci milioni li avremmo spesi così.
Ma voi avete scelto un’altra strada. E così voi non solo avete demolito la credibilità – e quindi il futuro – dell’informazione. Così avete reso meno informati, meno consapevoli e, in fondo, meno liberi i cittadini. Ma avete anche sperperato denaro pubblico che poteva essere investito per renderci più uguali.
È la stessa cosa che penso quando, a pagina 45 trovo 428mila euro per i contributi sociali a carico dell’ente per lo svolgimento dell’attività della segreteria politica della giunta.
È la stessa cosa che sento quando mi imbatto nello stipendio del fedelissimo dottor Pietro Paolo Giampellegrini che guadagna più del presidente Mattarella.
Quando vedo che la vostra corazzata politica carica di fedelissimi ci costa oltre 15 milioni di euro l’anno.
Quando vedo che le spese per la missione 1, servizi istituzionali, generali e di gestione, ha visto un aumento di 328 milioni delle competenze per un totale esorbitante di 810 milioni.
È tanto. È troppo se confrontato con quello che spendono altre regioni ben più grandi e popolose: in Emilia Romagna, che ha 4,5 milioni di abitanti contro il milione e mezzo della Liguria, la spesa oscilla tra 560/570.000.000. La Toscana, con 3,7 milioni di persone, dedica alla stessa missione tra 250/400.000.000. Il Piemonte infine ha una spesa tra 700/800.000.000, ma con il triplo degli abitanti e una superficie cinque volte maggiore.
Questa è disuguaglianza, perché con queste cifre si potrebbero assumere medici, infermieri, oss, psichiatri, assistenti sociali che contribuirebbero, questi sì davvero, anche a garantire una vera sicurezza nelle strade. E nelle case, nelle famiglie.
Perché senza uguaglianza non c’è libertà e non c’è nemmeno sicurezza. Non lo dico io, lo dicono fior di studiosi, come Thomas Piketty: “Dopo il 1980 la disuguaglianza è tornata a crescere… in Europa la disuguaglianza dei redditi resta molto forte: la differenza di reddito e di 1 a 8 tra il 50 per cento più povero e il 10 per cento più ricco. Ma addirittura da 1 a 70 tra il 50 per cento più povero e lo 0,1 ricchissimo… e le disuguaglianze di reddito sono sensibilmente meno forti della disuguaglianza delle proprietà”.
Voi avete deciso di non investire nell’uguaglianza. In tutte le sue forme. Così avete favorito, invece di contrastare, la piaga che sta portando la Liguria al collasso: il crollo demografico. Perché una regione con un’età media di 48,7 anni, tre e mezzo più del resto d’Italia, non regge socialmente e non può essere competitiva economicamente. Senza giovani, chi studierà per portare nuove idee e energie nella società e nell’impresa, chi pagherà i contributi per dare risorse ai servizi e finanziare l’assistenza degli anziani? Senza giovani chi immaginerà la Liguria di domani? Senza giovani chi avrà figli?
Noi vi critichiamo, ma avanziamo anche proposte. Incentivare gli investimenti nelle scuole, nei corsi di formazione, nell’università e nei suoi spazi, potrebbe aiutare i giovani a sviluppare competenze, a trovare le migliori occasioni di studio e di lavoro, e tratterrebbe almeno una parte di quei 10mila giovani liguri condannati a emigrare. Senza contare il beneficio che ne verrebbe alle nostre industrie, sempre più a corto di risorse umane qualificate. Investire, come avevamo proposto noi, in una politica di incentivi per le abitazioni degli studenti tratterrebbe in Liguria i migliori cervelli e ne attirerebbe da altre regioni, da altri paesi.
Lo studioso Alessandro Rosina ricorda come le politiche serie e affidabili, costanti negli anni, di sostegno alle famiglie in Germania e nei paesi del nord abbiano ridotto o azzerato il calo demografico. Presidente, le famiglie si aiutano così a trovare la fiducia di fare figli, di farli vivere qui. È competenza dello Stato, ma molte misure sono alla vostra portata. E in questo bilancio non ne vedo.
Perché la vera sfida per chi amministra e governa la nostra terra è di trasformare la Liguria in una regione giovane.
La disuguaglianza toglie la vita. A Genova c’è un muro che divide in due la città: da una parte, nei quartieri meno fortunati, si vive quattro anni meno che negli altri.
La disuguaglianza uccide. È una parola forte, ma dobbiamo mettervi di fronte a questa verità: in Liguria ci vuole quasi un anno per fare una colonscopia, siamo all’ultimo posto tra le regioni del Nord per percentuali di adulti tra 50-69 anni che si sottopongono a programmi di prevenzione del tumore del colon: 51% contro il 73% del Veneto. Non solo: non si può neanche prenotare la mappatura nevica per prevenire il melanoma che ogni anno colpisce 500 persone nella nostra Regione.
Ma non vogliamo solo criticare. Vorremmo fare anche tante proposte. Ecco, le offriamo questa idea. Perché, caro presidente, non regalare a tutti i liguri ogni tre anni un check up completo della salute. Perché non realizzare in ogni provincia poli specializzati nella prevenzione che offrano a tutti esami di prevenzione cardiologica e oncologica… colon, polmoni, utero, seno, prostata e cuore? Noi questo proponiamo: la casa della prevenzione. Sarebbe, per una volta, un modello all’avanguardia in Italia. E non solo.
Ma voi andate avanti per la vostra strada. E tutto questo è scritto in un bilancio. È contenuto in cifre che sembrano aride. È scritto disuguaglianza, disuguaglianza e ancora disuguaglianza. Insieme a uno smantellamento del sistema sanitario pubblico che voi con i vostri bilanci e le vostre strategie avete perseguito con grande scrupolo. Per la gioia, appunto, degli imprenditori privati che si sono impossessati della campagna vaccinale, che adesso realizzeranno le radiografie e altre analisi. Che domani avranno in mano le case della salute e forse i medici di base.
Quella sanità privata che vi ha massicciamente finanziato, che sponsorizza le vostre iniziative – come Euroflora, tanto per dirne una – e che ormai si è vista affidare tante prestazioni. Il risultato è uno smantellamento preciso e sistematico del sistema sanitario nazionale, un’umiliazione delle grandi competenze del nostro personale sanitario, una perdita di competitività in settore chiave. Ma il risultato è anche, di nuovo, disuguaglianza: perché la sanità pubblica garantiva cure di qualità, uguali per tutti i cittadini. Oggi invece chi può si cura nelle cliniche dei privati e chi non può incrocia le dita.
Non lo diciamo soltanto noi, ma anche la Corte dei Conti: “la voce sanità rappresenta il 79,45% degli impegni assunti dalla Regione”. Eppure ci sono bambini disabili che devono attendere quattro anni per ottenere l’assistenza cui hanno diritto. Ci sono famiglie che si indebitano, vendono la casa, rischiano di rovinarsi per pagare di tasca proprio ciò che spetta ai loro figli. È la storia di padri coraggiosi come Marco Macrì. Ne parla anche la Corte dei Conti: “Rispetto a una media nazionale del 43% di utilizzo dei fondi disponibili, la Liguria ne ha utilizzato solo il 28% (276.870 euro), a fronte del 90% della Toscana, del 100% del Veneto e dell’Emilia, del 67% della Lombardia e del 71% del Piemonte”.
E questo bilancio rischia di perdere un’altra occasione per aiutare quei bambini e i loro genitori. Perché lo Stato dà alla Regione Liguria 746 mila euro per assumere neuropsichiatri e psicologi. Questa è una buona notizia. Quella cattiva è che la Regione anziché usarli per aumentare le dotazioni organiche delle Asl, potrebbe utilizzarli per assunzioni già previste e già finanziate dalla Regione. Nel frattempo, nella sola Asl3, oltre mille bambini e bambine con disabilità sono in attesa di interventi riabilitativi. Sarebbe logico che quei soldi, vincolati dallo Stato per nuove assunzioni, venissero utilizzati per aumentare le dotazioni organiche delle Asl, non per risparmiare fondi regionali già destinati a nuove assunzioni. In questo modo si consente un risparmio di spesa a scapito dei bimbi e delle bimbe in lista d’attesa.
La Regione, Lei Presidente e Assessore alla Sanità, non può chiedere ai genitori di sopperire alle vostre colpe con l’amore.
E intanto, in un momento in cui c’è una fame terribile di risorse, siamo costretti a restituire allo Stato i soldi non spesi per colpa vostra.
Questa è inefficienza. Questa è incapacità politica. Questa è noncuranza di chi sta male. Questa una colossale colpa politica. Questa è ancora una volta disuguaglianza.
Vale anche per le nostre strutture sanitarie. Penso alla realizzazione dell’ospedale Felettino che, dice la Corte dei Conti, è “in forte ritardo, necessita di una rinnovata valutazione della congruità delle coperture finanziarie previste”. Intanto i cittadini di Spezia sono meno uguali degli altri.
Disuguaglianza sono anche le fughe sanitarie per cui si registra un saldo negativo del 46,29 per cento.
Ma penso anche ai cittadini dell’entroterra ligure che sono senza medico, come in Val Trebbia. Noi un anno e mezzo fa abbiamo ottenuto con un ordine del giorno che fossero destinati 300mila euro a colmare questo vuoto. Oggi ci dite che non è possibile. Bisogna trovare un modo per spendere quei denari prima che, tra pochi mesi, vadano persi. Noi non lasceremo che accada. Andremo in Val Trebbia, andremo nelle valli dell’entroterra senza medico e combatteremo per questo.
Ma non c’è soltanto la sanità: “lo stato di avanzamento in termini di pagamento dei programmi regionali è sotto la media delle Regioni più sviluppate”. Lo dice la Corte dei Conti: “In riferimento al Por Fse, si registra un peggioramento del divario tra lo stato di attuazione del programma regionale e nazionale rispetto al 2020 (quasi 24 punti percentuali rispetto ai 16 dell’esercizio precedente) il che colloca la Liguria al terzultimo posto della graduatoria delle regioni sviluppate. Analogo discorso per il Feasr, dove la Liguria si colloca al penultimo posto”. Così si condannano centinaia di aziende, si mortificano le idee e le speranze di imprenditori. Si crea disuguaglianza tra aziende che operano in stati e regioni virtuosi e chi invece opera in Liguria.
Disuguaglianza sono gli scarsi investimenti nel trasporto pubblico. Andate a vedere come si sposta la gente a Nizza dove sono state create linee del tram che hanno liberato il centro dalle auto senza portare cemento, viadotti, ma addirittura aumentando il verde. Tram che raggiungono le periferie più difficili, con le rotaie che portano anche collegamenti umani. Andate a vedere come si sposta la gente a Zurigo dove la metà delle famiglie ha rinunciato ad avere un’auto perché ci sono tram e mezzi pubblici che arrivano ovunque. Sono città lontane nello spazio poche centinaia di km, ma nel tempo sembrano distanti decenni.
Disuguaglianza scarsi investimenti nell’ambiente. Basta vedere la solita beneficenza per i parchi naturali, che avete ridisegnato a colpi di taglia e incolla senza crederci davvero. Lasciando morire il sogno del grande Parco di Portofino. Senza rendervi conto che porterebbero decine di milioni di finanziamenti e sarebbero un motore di sviluppo straordinario per l’agricoltura, l’allevamento di qualità, per il turismo. E garantirebbero un futuro a decine di comuni dell’entroterra.
Disuguaglianza sono gli investimenti inadeguati nella prevenzione idrogeologica con i comuni che ricevono l’elemosina di poche migliaia di euro per pulire rivi che provocano disastri e morte.
Forse non ha più senso pronunciare le parole sinistra e destra. Forse queste parole sono superate, o comunque invecchiate, perché anche le parole si consumano per il troppo uso, ci diventano estranee, muoiono. Ma i bisogni da cui nasceva quella distinzione sono ancora ben vivi.
E sono vive le idee, le spinte, gli obiettivi di queste due anime politiche. Leggere il vostro bilancio me lo ha ricordato e di questo le sono grato. Il vostro bilancio che arriva a spendere 7 milioni di euro per farvi propaganda, che sfiora i 15 milioni per tenere su la vostra corazzata politica, ma non trova gli spiccioli per l’assistenza ai bambini disabili è un atto programmatico.
Non esisteranno più destra e sinistra, ma c’è un confine nettissimo tra il vostro e il nostro progetto politico.
“I conti tornano”, ha detto lei Presidente liquidando i rilievi della Corte dei Conti. Tornano forse da un punto di vista strettamente contabile. Ma non tornano se pensiamo che dietro a ogni numero ci sono risorse che cambiano la vita delle persone.
Se spendete milioni per cene con la Canalis, viaggi a Dubai, serate su Primocanale, per pubblicità sui giornali e sui muri invece che nella prevenzione di malattie incurabili non è un caso. È una scelta. E voi avete una responsabilità immensa. Ve la vedrete con la vostra coscienza, prima ancora che con gli elettori.
Possiamo passare ore a discutere ogni riga del vostro bilancio. Ma in fondo tutto quello che chiediamo si riassume in una sola parola, in un solo bisogno, in una sola idea: uguaglianza.
E proprio lì accanto un poliziotto aveva portato una bandiera della Francia con la scritta: liberté, égalité, fraternité. Ricordo che in quel momento avevo provato stupore e irritazione per quel gesto, ma poi ci ho ripensato. Quelle tre parole le trovavi ovunque: sulla facciata delle scuole, dentro gli uffici pubblici, nei commissariati di polizia. Alla fine entravano dentro di te. Le sentivi.
Forse dovremmo scriverle anche noi. Ripeterle. Renderle vive. La nostra Liguria, quella dove siamo cresciuti tutti noi, o quasi, perché lei presidente è toscano, poneva le sue basi sulla libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Quelle nate dalla Resistenza, dagli anni delle lotte operaie.
Ci ho ripensato in questi giorni che abbiamo votato, uno dietro l’altro, due provvedimenti importanti per la realizzazione della vostra politica di centrodestra. Ecco, le vostre scelte, una dopo l’altra, mattone dopo mattone, stanno demolendo l’anima della nostra regione, quel sentimento di giustizia e di appartenenza, quell’abitudine di non sentire se stessi soltanto come individui, ma come comunità.
Erano gli elementi essenziali del nostro attaccamento a questa terra. Perché c’entrano gli ulivi, il mare, l’entroterra… c’entra tutto questo, ma soprattutto ciò che ci faceva sentire liguri era il senso di appartenenza a una comunità con valori condivisi. Una comunità dove nessuno doveva restare indietro, dove si combatteva per il bene comune. Una comunità basata sulla solidarietà… parola che non a caso significa robusto, forte, ma che nasce anche da un’espressione giuridica, ognuno paga per tutti.
In pochi giorni abbiamo votato la legge 109. Una norma intrisa di demagogia, probabilmente illegittima, sostanzialmente inutile. Ma la sua vera insidia è che contrappone libertà e sicurezza (sicurezza come semplice repressione, senza cura della legalità, un altro paradosso). Oggi invece siamo qui per approvare – perché così finirà e il nostro è essenzialmente un compito di testimonianza – un aggiustamento di bilancio che contraddice in mille modi il bisogno di uguaglianza e l’aspirazione alla fraternità.
Queste tre parole grandi che si completano a vicenda, ma che sono così strettamente legate. Lo dicono anche gli studiosi di economia, come il premio Nobel Amartya Sen che offre una definizione, un modo di misurare l’uguaglianza insieme economico e filosofico: l’uguaglianza si misura con la libertà. Due giovani sono uguali, se sono liberi di seguire allo stesso modo le loro diverse aspirazioni.
Quell’uguaglianza che è scritta anche nella nostra Costituzione all’articolo 3 – “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge” – nelle aule dei tribunali – la legge è uguale per tutti – e che una volta era scritta anche dentro di noi liguri.
L’uguaglianza è la base di tutto. E voi, giorno dopo giorno, state cancellando questa parola. State instillando – emuli tardivi del berlusconismo – la cultura della disuguaglianza e del privilegio. L’individualismo del si salvi chi può.
Mi rendo conto che forse così sto perfino ‘nobilitando’ le vostre scelte, che spesso sono figlie semplicemente di miopia politica, di favoritismi di piccolo cabotaggio, di bisogno di consolidare il potere. Di banalissima incapacità. Ma il frutto insidioso e nascosto è proprio la disuguaglianza.
C’è disuguaglianza nel vostro tentativo di costruire la sicurezza con la repressione senza prevenire, sostenere, sottrarre all’emarginazione. E non vi rendete conto, o non volete farlo, che per garantire la sicurezza occorre prima di tutto combattere la disuguaglianza, l’ingiustizia, la mancanza di occasioni di riscatto.
Io questo ho letto nella vostra legge 109, ma anche nei vostri bilanci.
Sì, bisogna leggerli tutti, riga per riga questi documenti. Sembrano un’accozzaglia incomprensibile di cifre, ma ad ogni riga trovi un sassolino. E insieme costruiscono muri. Muri.
Provo a fare degli esempi concreti. Partendo da una delle battaglie che ci sono più care. Chissà, quando tra… spero molti anni… un presidente di Consiglio dedicherà qualche secondo per ricordare la mia presenza in quest’aula, forse dirà: era quel rompiscatole che a ogni seduta ci tormentava con i soldi spesi per la propaganda.
Sì, è così. E lo ripeto ancora una volta, forse l’ultima considerato che lei presidente spasima così evidentemente per volare a Roma alle prossime elezioni. Nemmeno si sa con chi. Una singolare inversione logica: invece di dire quali sono le nostre idee e poi decidere se candidarci, qui ci si candida e poi si deciderà con quali idee.
Ecco, io vedo la disuguaglianza quando alla riga uno di pagina 91 vedo che avete stanziato 4.690.000 euro per “attività per favorire la presenza istituzionale della Regione”. Che poi sarebbe lei, il suo partito, la sua parte politica, caro presidente.
E a questa cifra, lo abbiamo calcolato mesi fa, si aggiungeva un’altra miriade di voci sparse in ogni pagina fino ad arrivare a 7 milioni. E sono ancora aumentate giorno per giorno con i 140mila euro che avete pagati per il viaggio di propaganda con giornalisti al seguito a Dubai. Con i 260mila euro spesi per spot televisivi a Sanremo. Con i soldi che pagherete al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini dove foraggiamo con denaro pubblico la presenza sul palco di Toti e del presidente del Porto, Paolo Emilio Signorini. Il porto ha già stanziato 12mila euro, voi l’anno scorso eravate arrivati a 90mila. Quanti ne spenderete quest’anno? Per non dire dell’alluvione di soldi che escono dalle vostre controllate e partecipate: circa 300mila euro negli anni sempre dal Porto a Primocanale. Dovremmo smettere di andarci, noi dell’opposizione, a fare le comparse nelle televisioni che ricevono milioni di euro pubblici.
Questi soldi sono un modo per alimentare la disuguaglianza. Non si trovano denari per i macchinari più avanzati per curare i tumori, mancano in alcuni ospedali perfino i cateteri. Lo sapete… vi racconto questa… il reparto di urologia del Galliera non ha un bagno, i malati che non se la sentono di andare al piano di sotto si vedono consegnare un sacchetto per farci la pipì. Proprio urologia.
Questa è la nostra sanità pubblica.
E ci sono intere delegazioni senza scuole superiori e migliaia di nostri figli sono costretti a studiare su banchi indecenti, in classi gelide di inverno e roventi d’estate. In edifici insicuri. Ci sono quartieri dove non c’è una struttura sportiva, uno spazio attrezzato per far incontrare, giocare, esprimersi i giovani. Ci sono paesi dell’entroterra dove manca il medico, la scuola, i collegamenti e gli investimenti nel lavoro. Ci sono anziani che sono ospitati in case di riposo che sono poco più che magazzini di esseri umani abbandonati.
Immaginate quanti interventi si potrebbero realizzare con dieci milioni invece di foraggiare la stampa per rendersela amica, invece di tappezzare i muri della città di manifesti sanzionati perfino dall’autorità garante. Ve ne proponiamo alcuni: acquistare cinque apparecchi per la radioterapia oncologica, realizzare dieci campetti sportivi di quartiere, ristrutturare dieci scuole, creare in ogni comune con più di ventimila abitanti una casa di quartiere per i giovani e gli anziani. Noi dieci milioni li avremmo spesi così.
Ma voi avete scelto un’altra strada. E così voi non solo avete demolito la credibilità – e quindi il futuro – dell’informazione. Così avete reso meno informati, meno consapevoli e, in fondo, meno liberi i cittadini. Ma avete anche sperperato denaro pubblico che poteva essere investito per renderci più uguali.
È la stessa cosa che penso quando, a pagina 45 trovo 428mila euro per i contributi sociali a carico dell’ente per lo svolgimento dell’attività della segreteria politica della giunta.
È la stessa cosa che sento quando mi imbatto nello stipendio del fedelissimo dottor Pietro Paolo Giampellegrini che guadagna più del presidente Mattarella.
Quando vedo che la vostra corazzata politica carica di fedelissimi ci costa oltre 15 milioni di euro l’anno.
Quando vedo che le spese per la missione 1, servizi istituzionali, generali e di gestione, ha visto un aumento di 328 milioni delle competenze per un totale esorbitante di 810 milioni.
È tanto. È troppo se confrontato con quello che spendono altre regioni ben più grandi e popolose: in Emilia Romagna, che ha 4,5 milioni di abitanti contro il milione e mezzo della Liguria, la spesa oscilla tra 560/570.000.000. La Toscana, con 3,7 milioni di persone, dedica alla stessa missione tra 250/400.000.000. Il Piemonte infine ha una spesa tra 700/800.000.000, ma con il triplo degli abitanti e una superficie cinque volte maggiore.
Questa è disuguaglianza, perché con queste cifre si potrebbero assumere medici, infermieri, oss, psichiatri, assistenti sociali che contribuirebbero, questi sì davvero, anche a garantire una vera sicurezza nelle strade. E nelle case, nelle famiglie.
Perché senza uguaglianza non c’è libertà e non c’è nemmeno sicurezza. Non lo dico io, lo dicono fior di studiosi, come Thomas Piketty: “Dopo il 1980 la disuguaglianza è tornata a crescere… in Europa la disuguaglianza dei redditi resta molto forte: la differenza di reddito e di 1 a 8 tra il 50 per cento più povero e il 10 per cento più ricco. Ma addirittura da 1 a 70 tra il 50 per cento più povero e lo 0,1 ricchissimo… e le disuguaglianze di reddito sono sensibilmente meno forti della disuguaglianza delle proprietà”.
Voi avete deciso di non investire nell’uguaglianza. In tutte le sue forme. Così avete favorito, invece di contrastare, la piaga che sta portando la Liguria al collasso: il crollo demografico. Perché una regione con un’età media di 48,7 anni, tre e mezzo più del resto d’Italia, non regge socialmente e non può essere competitiva economicamente. Senza giovani, chi studierà per portare nuove idee e energie nella società e nell’impresa, chi pagherà i contributi per dare risorse ai servizi e finanziare l’assistenza degli anziani? Senza giovani chi immaginerà la Liguria di domani? Senza giovani chi avrà figli?
Noi vi critichiamo, ma avanziamo anche proposte. Incentivare gli investimenti nelle scuole, nei corsi di formazione, nell’università e nei suoi spazi, potrebbe aiutare i giovani a sviluppare competenze, a trovare le migliori occasioni di studio e di lavoro, e tratterrebbe almeno una parte di quei 10mila giovani liguri condannati a emigrare. Senza contare il beneficio che ne verrebbe alle nostre industrie, sempre più a corto di risorse umane qualificate. Investire, come avevamo proposto noi, in una politica di incentivi per le abitazioni degli studenti tratterrebbe in Liguria i migliori cervelli e ne attirerebbe da altre regioni, da altri paesi.
Lo studioso Alessandro Rosina ricorda come le politiche serie e affidabili, costanti negli anni, di sostegno alle famiglie in Germania e nei paesi del nord abbiano ridotto o azzerato il calo demografico. Presidente, le famiglie si aiutano così a trovare la fiducia di fare figli, di farli vivere qui. È competenza dello Stato, ma molte misure sono alla vostra portata. E in questo bilancio non ne vedo.
Perché la vera sfida per chi amministra e governa la nostra terra è di trasformare la Liguria in una regione giovane.
La disuguaglianza toglie la vita. A Genova c’è un muro che divide in due la città: da una parte, nei quartieri meno fortunati, si vive quattro anni meno che negli altri.
La disuguaglianza uccide. È una parola forte, ma dobbiamo mettervi di fronte a questa verità: in Liguria ci vuole quasi un anno per fare una colonscopia, siamo all’ultimo posto tra le regioni del Nord per percentuali di adulti tra 50-69 anni che si sottopongono a programmi di prevenzione del tumore del colon: 51% contro il 73% del Veneto. Non solo: non si può neanche prenotare la mappatura nevica per prevenire il melanoma che ogni anno colpisce 500 persone nella nostra Regione.
Ma non vogliamo solo criticare. Vorremmo fare anche tante proposte. Ecco, le offriamo questa idea. Perché, caro presidente, non regalare a tutti i liguri ogni tre anni un check up completo della salute. Perché non realizzare in ogni provincia poli specializzati nella prevenzione che offrano a tutti esami di prevenzione cardiologica e oncologica… colon, polmoni, utero, seno, prostata e cuore? Noi questo proponiamo: la casa della prevenzione. Sarebbe, per una volta, un modello all’avanguardia in Italia. E non solo.
Ma voi andate avanti per la vostra strada. E tutto questo è scritto in un bilancio. È contenuto in cifre che sembrano aride. È scritto disuguaglianza, disuguaglianza e ancora disuguaglianza. Insieme a uno smantellamento del sistema sanitario pubblico che voi con i vostri bilanci e le vostre strategie avete perseguito con grande scrupolo. Per la gioia, appunto, degli imprenditori privati che si sono impossessati della campagna vaccinale, che adesso realizzeranno le radiografie e altre analisi. Che domani avranno in mano le case della salute e forse i medici di base.
Quella sanità privata che vi ha massicciamente finanziato, che sponsorizza le vostre iniziative – come Euroflora, tanto per dirne una – e che ormai si è vista affidare tante prestazioni. Il risultato è uno smantellamento preciso e sistematico del sistema sanitario nazionale, un’umiliazione delle grandi competenze del nostro personale sanitario, una perdita di competitività in settore chiave. Ma il risultato è anche, di nuovo, disuguaglianza: perché la sanità pubblica garantiva cure di qualità, uguali per tutti i cittadini. Oggi invece chi può si cura nelle cliniche dei privati e chi non può incrocia le dita.
Non lo diciamo soltanto noi, ma anche la Corte dei Conti: “la voce sanità rappresenta il 79,45% degli impegni assunti dalla Regione”. Eppure ci sono bambini disabili che devono attendere quattro anni per ottenere l’assistenza cui hanno diritto. Ci sono famiglie che si indebitano, vendono la casa, rischiano di rovinarsi per pagare di tasca proprio ciò che spetta ai loro figli. È la storia di padri coraggiosi come Marco Macrì. Ne parla anche la Corte dei Conti: “Rispetto a una media nazionale del 43% di utilizzo dei fondi disponibili, la Liguria ne ha utilizzato solo il 28% (276.870 euro), a fronte del 90% della Toscana, del 100% del Veneto e dell’Emilia, del 67% della Lombardia e del 71% del Piemonte”.
E questo bilancio rischia di perdere un’altra occasione per aiutare quei bambini e i loro genitori. Perché lo Stato dà alla Regione Liguria 746 mila euro per assumere neuropsichiatri e psicologi. Questa è una buona notizia. Quella cattiva è che la Regione anziché usarli per aumentare le dotazioni organiche delle Asl, potrebbe utilizzarli per assunzioni già previste e già finanziate dalla Regione. Nel frattempo, nella sola Asl3, oltre mille bambini e bambine con disabilità sono in attesa di interventi riabilitativi. Sarebbe logico che quei soldi, vincolati dallo Stato per nuove assunzioni, venissero utilizzati per aumentare le dotazioni organiche delle Asl, non per risparmiare fondi regionali già destinati a nuove assunzioni. In questo modo si consente un risparmio di spesa a scapito dei bimbi e delle bimbe in lista d’attesa.
La Regione, Lei Presidente e Assessore alla Sanità, non può chiedere ai genitori di sopperire alle vostre colpe con l’amore.
E intanto, in un momento in cui c’è una fame terribile di risorse, siamo costretti a restituire allo Stato i soldi non spesi per colpa vostra.
Questa è inefficienza. Questa è incapacità politica. Questa è noncuranza di chi sta male. Questa una colossale colpa politica. Questa è ancora una volta disuguaglianza.
Vale anche per le nostre strutture sanitarie. Penso alla realizzazione dell’ospedale Felettino che, dice la Corte dei Conti, è “in forte ritardo, necessita di una rinnovata valutazione della congruità delle coperture finanziarie previste”. Intanto i cittadini di Spezia sono meno uguali degli altri.
Disuguaglianza sono anche le fughe sanitarie per cui si registra un saldo negativo del 46,29 per cento.
Ma penso anche ai cittadini dell’entroterra ligure che sono senza medico, come in Val Trebbia. Noi un anno e mezzo fa abbiamo ottenuto con un ordine del giorno che fossero destinati 300mila euro a colmare questo vuoto. Oggi ci dite che non è possibile. Bisogna trovare un modo per spendere quei denari prima che, tra pochi mesi, vadano persi. Noi non lasceremo che accada. Andremo in Val Trebbia, andremo nelle valli dell’entroterra senza medico e combatteremo per questo.
Ma non c’è soltanto la sanità: “lo stato di avanzamento in termini di pagamento dei programmi regionali è sotto la media delle Regioni più sviluppate”. Lo dice la Corte dei Conti: “In riferimento al Por Fse, si registra un peggioramento del divario tra lo stato di attuazione del programma regionale e nazionale rispetto al 2020 (quasi 24 punti percentuali rispetto ai 16 dell’esercizio precedente) il che colloca la Liguria al terzultimo posto della graduatoria delle regioni sviluppate. Analogo discorso per il Feasr, dove la Liguria si colloca al penultimo posto”. Così si condannano centinaia di aziende, si mortificano le idee e le speranze di imprenditori. Si crea disuguaglianza tra aziende che operano in stati e regioni virtuosi e chi invece opera in Liguria.
Disuguaglianza sono gli scarsi investimenti nel trasporto pubblico. Andate a vedere come si sposta la gente a Nizza dove sono state create linee del tram che hanno liberato il centro dalle auto senza portare cemento, viadotti, ma addirittura aumentando il verde. Tram che raggiungono le periferie più difficili, con le rotaie che portano anche collegamenti umani. Andate a vedere come si sposta la gente a Zurigo dove la metà delle famiglie ha rinunciato ad avere un’auto perché ci sono tram e mezzi pubblici che arrivano ovunque. Sono città lontane nello spazio poche centinaia di km, ma nel tempo sembrano distanti decenni.
Disuguaglianza scarsi investimenti nell’ambiente. Basta vedere la solita beneficenza per i parchi naturali, che avete ridisegnato a colpi di taglia e incolla senza crederci davvero. Lasciando morire il sogno del grande Parco di Portofino. Senza rendervi conto che porterebbero decine di milioni di finanziamenti e sarebbero un motore di sviluppo straordinario per l’agricoltura, l’allevamento di qualità, per il turismo. E garantirebbero un futuro a decine di comuni dell’entroterra.
Disuguaglianza sono gli investimenti inadeguati nella prevenzione idrogeologica con i comuni che ricevono l’elemosina di poche migliaia di euro per pulire rivi che provocano disastri e morte.
Forse non ha più senso pronunciare le parole sinistra e destra. Forse queste parole sono superate, o comunque invecchiate, perché anche le parole si consumano per il troppo uso, ci diventano estranee, muoiono. Ma i bisogni da cui nasceva quella distinzione sono ancora ben vivi.
E sono vive le idee, le spinte, gli obiettivi di queste due anime politiche. Leggere il vostro bilancio me lo ha ricordato e di questo le sono grato. Il vostro bilancio che arriva a spendere 7 milioni di euro per farvi propaganda, che sfiora i 15 milioni per tenere su la vostra corazzata politica, ma non trova gli spiccioli per l’assistenza ai bambini disabili è un atto programmatico.
Non esisteranno più destra e sinistra, ma c’è un confine nettissimo tra il vostro e il nostro progetto politico.
“I conti tornano”, ha detto lei Presidente liquidando i rilievi della Corte dei Conti. Tornano forse da un punto di vista strettamente contabile. Ma non tornano se pensiamo che dietro a ogni numero ci sono risorse che cambiano la vita delle persone.
Se spendete milioni per cene con la Canalis, viaggi a Dubai, serate su Primocanale, per pubblicità sui giornali e sui muri invece che nella prevenzione di malattie incurabili non è un caso. È una scelta. E voi avete una responsabilità immensa. Ve la vedrete con la vostra coscienza, prima ancora che con gli elettori.
Possiamo passare ore a discutere ogni riga del vostro bilancio. Ma in fondo tutto quello che chiediamo si riassume in una sola parola, in un solo bisogno, in una sola idea: uguaglianza.