di Stefano Massari
Nervi è forse il quartiere genovese in cui maggiormente è possibile ammirare (tra virgolette) l’applicazione del binomio “cemento + grande distribuzione” che, sempre più, sembra essere la cifra stilistica che accomuna amministrazione comunale e regionale, Bucci e Toti.
Questa è una storia che nasce da lontano: è del 2017 il primo atto del sindaco che, trapano alla mano, riduce un colabrodo la passeggiata Anita Garibaldi per fissare i suoi ormai celeberrimi tappeti rossi.
Un anno dopo è la volta dei parchi di Nervi, teatro dell’ultima edizione di Euroflora: la rinascita dei parchi secondo le intenzioni di chi amministra la città, un po’ meno per prati e aiuole, devastati dai pesanti Jersey di cemento installati per la manifestazione. Ben quattro le operazioni di risemina che si sono rese necessarie, con relativo aggravio di spesa per le casse comunali.
Qui la galleria fotografica di Genova24.it che, dopo 9 mesi da Euroflora, testimoniavano i danni ancora ben evidenti.
Se Euroflora era anche un progetto positivo per Nervi, la sua applicazione ha lasciato alquanto a desiderare… Ma queste sono quisquilie rispetto all’attacco frontale al cuore del quartiere con il progetto di risistemazione del porticciolo.
Un piano che, dopo essere stata approvato non senza tensioni, è ora in corso di realizzazione e che, secondo le intenzioni, dovrebbe essere terminato entro il 2022.
La vecchia piscina Mario Massa, ormai in stato di abbandono dal 2015, (il governo Renzi aveva previsto, in accordo con l’amministrazione Doria, lo stanziamento di 2,7 milioni per il suo restauro, ma la giunta Bucci bloccò il progetto) è stata demolita: al suo posto è in corso di realizzazione una struttura a gradoni, degradante verso il mare, in cemento armato.
Finita qui? Naturalmente no, è in corso la trasformazione della foce del torrente Nervi in un porto canale di 50 metri, che risalirà fino al vecchio ponte seicentesco: dragaggi e cementificazioni hanno comportato l’addio alla flora e alla fauna originaria.
E, last but not least, dopo la posa di una diga soffolta sommersa che mette a rischio la sopravvivenza delle praterie di Posidonia antistanti la baia, sarà la volta del nuovo molo di 34 metri.
Ma la visione di chi amministra la nostra città non si arresta sul bagnasciuga: l’idea è quella di trasferire la piscina più a monte, in zona Campostano, di fronte alla chiesa di San Siro, guardacaso proprio dove un progetto targato Sogegross prevede una nuova struttura di 1.000 metri quadri destinata a supermercato, con relativo parcheggio multipiano. Quella di Campostano però è un’area sottoposta a vincoli dal PUC, perché di pregio paesaggistico, una zona verde preziosissima nel cuore del quartiere: si pensa davvero di poterla cementificare senza colpo ferire? Quanto costa alle casse comunali questa operazione? Nel bando pubblicato dal Comune sembra di capire che il contributo pubblico, messo a disposizione dell’aggiudicatario, sia di 3 milioni di euro: davvero sono stati rifiutati 2,5 milioni già stanziati dallo stato nel 2016, per spenderne di più come comune di Genova in un’operazione tutt’altro che chiara?
Il proverbiale coperchio della pentola del sindaco quindi sembra essere proprio la piscina, sempre che alla fine la si costruisca, perché si sa come va a finire con le pentole e i coperchi, quando le buone intenzioni non appaiono proprio cristalline.
E per finire in bellezza la nuova frontiera: dopo la demolizione dell’ex area Aura in via del Commercio, all’orizzonte si profila la costruzione di un complesso residenziale composto da due torri, a cui sarà aggiunta la realizzazione di un centro sportivo polifunzionale al coperto (di nuovo i coperchi insomma), con capienza di 300 posti destinati al pubblico.
Il classico do ut des che apre alla solita speculazione edilizia? Insomma, crisi economica causata dalla pandemia? Piccolo commercio in difficoltà? Calo inarrestabile dei residenti genovesi? La ricetta è sempre quella: cemento e supermercati.