NO ALLA COOP IN VALBISAGNO. COSÌ SI UCCIDE IL PICCOLO COMMERCIO
Un supermercato al giorno. Ogni mattina un ligure si sveglia e sa che sui quotidiani locali troverà la notizia dell’ennesimo centro commerciale in costruzione nella sua città.
E non c’è solo Esselunga. Anche Coop “va all’attacco”, come si legge sul Secolo XIX, per aprire un nuovo centro commerciale in Valbisagno. Mentre ieri il Consiglio comunale di Genova ha dato l’ok per a altri 1500 metri quadrati per un nuovo centro del gruppo Sogegross in via Carrara nell’area del don Bosco.
È il momento di dire basta. Questo va contro quello che chiedono i cittadini e i commercianti; contro quello che crediamo noi della Lista Sansa.
È ormai risaputo che i grandi centri per il commercio hanno avuto e continuano ad avere l’effetto di impoverire il tessuto sociale – togliendo clienti alle botteghe – e di desertificare interi quartieri.
Immaginate gli effetti sulle famiglie, soprattutto in un momento di crisi economica e sociale come quello che stiamo vivendo. Ne è un esempio proprio la zona del ponte Carrega in Valbisagno.
In un periodo in cui tutti invocano una moratoria di ipermercati e centri commerciali, ecco che i centri commerciali a Genova vanno avanti a tutta birra. Basti pensare all’Esselunga aperta pochi mesi via in via Piave ad Albaro e a quella che dovrebbe essere costruita a Savona.
I dati parlano chiaro: nel 2020 le attività commerciali che in Liguria hanno cessato la propria attività sono 2.240. Numeri che è purtroppo sono linea con gli anni precedenti: nel 2017 erano state 2.490; nel 2018, 2.473 e nel 2019 ben 2.879.
A novembre avevamo già denunciato che nell’ultimo trimestre dell’anno passato erano state 266 le attività di commercio al dettaglio che avevano dovuto chiudere, così come riportato dalle analisi di InfoCamere. Nella sola città metropolitana di Genova erano ben 144.
Questi sono dati che fotografano la crisi che il nostro territorio sta vivendo. In Liguria si può e si deve fare di più per aiutare i negozi di quartiere.
Questa è una nostra battaglia: avevamo già depositato in Regione la proposta di prorogare per un anno, fino al 31 dicembre 2021, la sospensione della presentazione di domande per il rilascio di autorizzazioni per grandi strutture di vendita e centri commerciali (come era stato stabilito dall’art. 1 della legge regionale 16/20 del 13 luglio scorso e in scadenza il 31/12/2020).
Purtroppo, in Consiglio regionale non siamo ancora riusciti a discuterne perché la maggioranza è “impegnata” con ordini del giorno sulla lotta ad Hezbollah (tema storicamente caro ai liguri, sigh).
Dovrebbero, invece, pensare ai liguri. Dobbiamo fermare a tutti costi l’emorragia: chiudono, infatti, centinaia di negozi e altrettante persone finiscono senza lavoro. Ma non è solo per i commercianti e le loro famiglie che dobbiamo fare qualcosa.
Dobbiamo pensare a cosa sarebbero le nostre strade senza negozi.
Gli esercizi commerciali sono molto più di un luogo dove comprare.
Contribuiscono alla sicurezza delle città e sono un elemento essenziale della rete sociale dei quartieri. Sono un presidio contro la solitudine e l’emarginazione. Sono un luogo dove trovarsi. Rendono più pulite e più belle le strade. E sono una promozione dei prodotti della nostra terra.
Scrivono così Amici del ponte Carrega, l’associazione che da anni si occupa di promozione e tutela del quartiere: “Il presidente di Coop ha dichiarato che ‘…l’intervento permetterà di riqualificare un’area oggi inutilizzata, anche a beneficio del quartiere, al quale Coop Liguria continuerà a offrire un’ampia proposta di attività culturali, solidali e educative’.
Dunque invitiamo il presidente a conoscere questo quartiere ricco di testimonianze storiche e inserito dal MiBact nel 2017 nelle manifestazioni delle giornate europee del patrimonio “Percorso della memoria culturale e paesaggistico da Ponte Carega alla Val Trebbia sulle tracce di Camillo Sbarbaro e Giorgio Caproni” e oggi anche percorso multimediale. Nel 2020 la quercia del Sagrato è diventata un albero monumentale.
Questi importanti riconoscimenti dovrebbero indurre tutti gli operatori privati e pubblici a porre molta attenzione su ciò che in queste aree si andrà a costruire per non mortificare ulteriormente questa vallata, per far si che questa operazione non sia l’ennesima occasione persa per la Val Bisagno”.