PRENDERSI CURA DELLA LIGURIA
Proposte urgenti per la sanità e il territorio
LA MEDICINA VICINA
Le privatizzazioni in salsa lombarda maldestramente messe in piedi da Toti in questi 5 anni hanno devastato la sanità ligure. L’emergenza covid19 ha messo a nudo tutte le debolezze di un sistema sgretolato, debole, sofferente. A farne le spese sono migliaia di liguri che per disperazione vanno a curarsi altrove oppure, nei casi peggiori, rinunciano a curarsi.
Noi vogliamo stravolgere tutto e partire DALLA MEDICINA VICINA. Medicina vicina per noi significa un’assistenza sanitaria di prossimità che stia al fianco dei liguri ogni giorno, questo attraverso 3 passaggi.
1. CURARE LE PERSONE – la rete delle Case della Salute
Le Case della Salute oggi attive sono prevalentemente sedi di servizi amministrativi e del CUP. Vi operano medici funzionari e sono presenti ambulatori specialistici. Il tutto senza alcun serio collegamento con i Medici di Medicina Generale e con gli ospedali.
Le case della salute che vogliamo realizzare sono totalmente pubbliche, luoghi in cui i liguri possano trovare assistenza medica di qualità 7 giorni su 7 (restano aperti i supermercati 7 giorni su 7, perché non dovrebbero farlo i servizi medici?), insomma la sede dove il paziente trovi sempre una risposta ai bisogni sanitari primari.
Un luogo dove i MMG insieme agli specialisti garantiscano la presa in carico dei pazienti con malattie croniche, organizzando quello che è necessario, con liste di attesa dedicate, e con possibilità di attivare servizi a domicilio. La casa della salute deve diventare il luogo di un’assistenza integrata che non può essere di competenza dell’ospedale, che rimane la sede per le cure delle fasi acute delle malattie.
Nelle nuove Case della salute i cittadini quindi troveranno accoglienza, ambulatori di medici di famiglia associati e informati sulla storia clinica dei pazienti, ambulatori specialistici per visite ed esami, ambulatori infermieristici (per iniezioni, medicazioni, terapie farmacologiche), personale per effettuare richieste di protesi e terapie, uno sportello per i servizi domiciliari, servizi assistenza per dipendenze, riabilitazione, supporto psicologico, uno sportello per le informazioni e l’accesso ai servizi di assistenza sociosanitaria in accordo con altri enti e comuni (centri diurni, rsa, comunità ecc).
Nelle nuove Case della salute potrà essere garantita una pronta assistenza 24 ore su 24 da gruppi/associazioni dei MMG integrati con i medici di guardia medica.
2. CURARE IL PERSONALE – assunzioni e garanzie per il personale sanitario
Abbiamo passato tutta l’emergenza covid19 a chiamarli “i nostri angeli”, ma medici, infermieri e operatori sanitari non sono santi, sono persone in carne ed ossa che hanno bisogno di sicurezza, di rispetto e di garanzie.
La Regione Liguria non è stata in grado di garantire loro dispositivi di protezione durante la pandemia, né un indennizzo per lo sforzo disumano che hanno fatto.
Questa cosa è inaccettabile. I servizi socio sanitari in Liguria sono in fortissima carenza di personale, per questo c’è bisogno urgente di nuove assunzioni di medici, infermieri, operatori sanitari, psicologi, assistenti sociali.
Questo significa alleggerire il carico degli attuali dipendenti del sistema sanitario e dare una migliore assistenza ai pazienti.
3. CURARE GLI OSPEDALI – rinnovare e specializzare gli ospedali
Gli ospedali liguri sono tutt’altro che in salute. Le strutture invecchiano di anno in anno, i pronto soccorso sono sovraccarichi, molti reparti chiusi o inefficienti per via di macchinari vecchi e scadenti.
C’è bisogno quindi di un investimento straordinario in edilizia sanitaria, macchinari ad alte prestazioni per mantenere e sviluppare reparti ad alta specializzazione sul territorio regionale. Questo perché il diritto alle cure sia garantito a tutti, senza costringere nessuno a spostarsi in un’altra Regione per ricevere l’assistenza di cui ha bisogno.
Insomma, i liguri, noi vogliamo curarli a casa loro.
SALVARE VITE E TERRITORIO
Il territorio ligure implora pietà ed aiuto, ad ogni pioggia corriamo rischi enormi per la popolazione locale e anche per chi transita sulle nostre vie di comunicazione. In Liguria, salvare il territorio significa salvare vite.
Quasi 15 anni fa uscivano i primi libri ed articoli in cui io e diversi colleghi parlavamo della cosiddetta opzione Zero consumo di suolo per la Liguria e passavamo per sognatori. Oggi questa è una necessità e non possiamo aspettare un minuto di più, come le recenti e sacrosante lotte dei giovani contro il cambiamento climatico ci hanno reso evidente.
Ma ora per questi temi così come quello della lotta al dissesto idrogeologico e della cura del territorio è arrivata l’occasione: tradurre in proposte concrete delle idee. Il rispetto della Liguria passa attraverso azioni politiche e amministrative.
Il nostro territorio è da una parte saturo di cemento, dall’altra abbandonato all’incuria. Fare la lotta al dissesto idrogeologico significa salvare la nostra terra, investire centinaia di milioni di euro sul territorio e dare lavoro a imprese e persone. Ci sono centinaia di grandi e piccoli interventi necessari per ridurre il rischio al minimo: per farli occorre non solo utilizzare ogni centesimo messo a disposizione dallo Stato centrale e utilizzare con criterio le risorse regionali
1. CURARE LA TERRA
Un Piano contro il dissesto idrogeologico va approvato ora, non dopo la prossima tragedia. Fermare il dissesto idrogeologico significa salvare vite umane.
- Bisogna procedere prima di tutto con la mitigazione del rischio e quindi correzione e protezione, opere idrauliche, difese dei versanti. A questo serve il Contratto di fiume che può diventare strumento importante di collaborazione fra soggetti pubblici, privati e associazioni che vivono o lavorano nei territori interessati e collegati alla gestione dei corsi d’acqua.
- Gli enti locali dovranno stilare una lista di priorità fra le migliaia di grandi e piccoli interventi necessari per ridurre il rischio al minimo. Per arrivare fino al fondo della lista dei bisogno, occorre non solo utilizzare ogni centesimo messo a disposizione dallo Stato centrale e utilizzare con criterio le risorse regionali, ma serve anche mettere in condizione gli Enti locali di fare progettazione, per questo metteremo a disposizione gli uffici della regione per aiutare i comuni a fare i progetti. Progettare meglio, progettare bene e cantierare celermente, questo è l’obiettivo dei prossimi 5 anni. Si dovrà assolutamente coinvolgere nella difesa della Liguria l’Università e i centri di eccellenza della ricerca come Iit e Cnr.
- Lo stop alla cementificazione, e quindi a nuove costruzioni, a iniziare dalle seconde case nelle riviere, fenomeno che ha impoverito il comparto alberghiero, unito ad incentivi per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico. E deve essere affiancato dal recupero di edifici abbandonati ma guardando sempre, prima di tutto, a trasformazioni e destinazioni pubbliche, che migliorino la qualità della vita della comunità: quindi aree verdi, edifici a destinazione culturale, e appartamenti ma vincolati a edilizia residenziale pubblica.
- Avvieremo grandi progetti, con gli enti locali e partecipati con dibattiti pubblici, per riqualificare e rigenerare le aree abbandonate e degradate, restituendole ai liguri per finalità pubbliche, come parchi, giardini, servizi, parcheggi, aree di interscambio: basta speculazioni a vantaggio solo di chi costruisce.
- la Regione rivoluzionando la Formazione professionale, potrà rispondere a nuovi bisogni. Gli istituti tecnici, in collegamento con le Università, potranno creare nuovi percorsi sulle materie relative alla lotta al dissesto idrogeologico, alla gestione dei fiumi, alla riqualificazione, alla progettazione degli spazi. Una nuova generazione di specialisti nella cura dei nostri boschi, delle fasce, degli argini ma anche delle aree urbane che si stanno sgretolando.
- Favoriremo con incentivi il ripopolamento e la cura dell’entroterra: l’abbandono di queste zone fa sì che si creino le condizioni per frane e alluvioni. Non servono a niente gli scolmatori o gli allargamenti delle foci se a monte abbiamo frane e detriti che poi arrivano a portar via le case.
2. CURARE LA COSTA
Il mare si sta riprendendo le sue spiagge. I cambiamenti climatici stanno rinforzando le mareggiate, sempre più potenti ogni anno che passa, che divorano km di litorale: tra pochi anni, senza interventi drastici, ma seri e ragionati, non avremo abbastanza spiagge, che sono fonte di turismo, di lavoro e di svago. Un grande piano di tutela della costa, con azioni mirate alla riduzione del cemento, alla riconversione delle opere e alla protezione del litorale sarà approntato e finanziato nel primo anno di mandato, in modo da far partire subito gli importanti progetti per salvare la nostra costa.
3. CURARE IL TURISMO
Un territorio in sicurezza è un territorio che rispetta l’ambiente. Ed è questo l’elemento chiave di un rilancio turistico del nostro entroterra fino ad oggi ancorato a gite domenicali e sagre, ma anche di tutta la nostra Regione. La destagionalizzazione può diventare concreta solo con un ambiente pulito e un territorio sicuro.
Attualmente la Liguria si regge soprattutto sul turismo balneare, che raggiunge livelli di saturazione in alta stagione per poi ridursi velocemente, lasciando ricadute sul territorio estremamente limitate e anche limitanti per i residenti. Il turismo di massa incontrollato è ovviamente anche problematico a causa dell’impatto sul territorio, porta sì sviluppo e ricchezza, ma anche danni ambientali permanenti.
La ricchezza naturale e paesaggistica della Liguria consente centinaia di forme di turismo diverse, che vanno ben oltre le spiagge attrezzate. Se uniamo questo alla ricchezza storica ed enogastronomica della nostra regione ecco che ci appare evidente quanto sia riduttivo puntare tutto sui bagnasciuga del mese di agosto. Alcuni esempi positivi che già ci sono e dimostrano che esiste un turismo alternativo, che parla ad un pubblico di utenti attratti da cibo di qualità, camminate nella natura, piste ciclabili, percorsi per mountain bike, palestre di roccia, borghi storici e degustazioni. Queste offerte dovranno moltiplicarsi grazie a formule che evitino il sovraccarico del territorio, valorizzando anche altre stagioni oltre a quella estiva e anche altri territori oltre a quelli già noti.